FRANCA VIOLA

Una storia che va raccontata

FRANCA VIOLA nel 1965 è una giovane diciassettenne siciliana, vittima di rapimento e sevizie, che viene stuprata da un noto malavitoso e nipote di un capoclan, dopo essere stata tenuta legata ad un letto per una settimana, a digiuno, in stato di semi incoscienza, insultata e umiliata dai suoi aguzzini.

In quegli anni vigeva la triste pratica del "matrimonio riparatore" con la quale si poneva rimedio all'onta derivata da uno stupro subito con un matrimonio tra la vittima e il suo carnefice.

Questa era la sorte comune drammaticamente a centinaia di donne.
Ma Franca rifiuta di sposarsi, sceglie di dichiararsi "svergognata" davanti a un'opinione pubblica bigotta e sbigottita: non era mai accaduto prima di allora.

Franca ha contro tutto e tutti: lo Stato italiano, la mafia, una società patriarcale e arcaica che la considera un incidente di percorso. Accanto a lei ha solo una persona: il padre Bernardo, che dal primo istante non l'ha mai abbandonata

Ed è proprio durante quello storico processo che Franca Viola pronuncia queste parole che oggi riecheggiano ancora forti, ma che allora, nell'Italia e nella Sicilia degli anni '60, suonavano semplicemente blasfeme.
E, per questo, potentissime.

“IO NON SONO PROPRIETÀ DI NESSUNO”

Franca ha vinto, sposa un altro uomo, si riappropria della propria vita, ma dovremo attendere altri 15 anni - il 1981 - perché il matrimonio riparatore e il delitto d'onore, grazie anche e soprattutto al suo coraggio e alla sua tenacia, spariscano dal codice penale.